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19 gennaio 2017

Servizio d'ordine, gli Spartiti convincono per sottrazione

Una rossa (e bianca) copertina suprematista è sufficiente ad inquadrare (in tutti i sensi) la situazione: è uscito il nuovo EP a nome Spartiti, il progetto dietro al quale ci sono due teste quadre figlie dell'austerità. Parliamo di Jukka Reverberi (Giardini di Mirò, Crimea X) e Max Collini (Offlaga disco pax). L'etichetta è sempre Woodworm. Il titolo è Servizio d'ordine.

Cinque tracce in totale: due testi di Max Collini, due riletture altrui e per finire una cover dal vivo. Partiamo da quest'ultima: si tratta di Qualcosa sulla vita, dei Massimo volume. Un riferimento musicale ovviamente molto amato sia da Jukka che da Max, per vari motivi, credo, sicuramente di contenuto ma anche di forma: il minimalismo degli inserti di chitarra, la voce recitata e non cantata. Inaspettato, però, il finale noise, non presente nell'originale. E notevole, anche: difficile inserirlo in un brano, senza strabordare. Ma Jukka Reverberi ci ha abituato a cose di questo tipo: nemico giurato (almeno sui social network) degli assoli di chitarra, ha ormai creato una sua propria estetica minimalista che gli permette ormai una grandissima espressività anche con pochissimi suoni. Ad esempio nella bellissima storia narrata nel brano Ida e Augusta (il testo è di Arturo Bertoldi). Le protagoniste sono due tedesche maritate con due abitanti di Gombio, nel reggiano, le quali, nel 1944, grazie all'interazione coi soldati tedeschi nella propria lingua madre (per motivi solo marginalmente di frittate, ma non vi sveliamo di più), hanno salvato tutto il paesello. Pochissimi, rarefatti, minimalissimi inserti di chitarra solo ed esclusivamente quando serve e la storia epica assume toni intimistici che non possono non commuovere. L'altro testo preso in prestito è di Marco Philopat, si tratta di Servizio d'ordine e qui si parla di Andrea Bellini, del collettivo milanese del Casoretto. Bellini è recentemente scomparso ma, come racconta il brano, rischiava di fare una brutta fine molto prima: negli anni '70, in un fallito attentato fascista. Una storia che va raccontata perché, come si sa, i fascisti sono ancora tra noi. Il brano, innestato su base hip hop / electro, è frutto solo di programmazione e non di strumenti suonati, e in due minuti e mezzo dice tutto. In Borghesia i campionamenti riescono a dare un'atmosfera da B-movie soft-pornografico così come la storia che accade esclusivamente nella testa di un Max Collini ventenne. I fedelissimi degli Spartiti conoscevano già il brano, che ora assume finalmente una forma definitiva. Elena e i Nirvana si avvale di una minimalissima programmazione elettronica e narra anch'essa una storia del microcosmo del Collini ventenne. Il testo è nato per volontà popolare, credo, in quanto frutto di un post su Facebook dal successo clamoroso. Anche se c'è da dire che l'epiteto finale (str***a) era nell'originale più crudele (zo****a). Tutto l'EP è godibilissimo. Gli Spartiti in questo disco sono ineccepibili perché fanno della sottrazione il proprio punto di forza: più tolgono e più funzionano. Marco Maresca

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